Inchiesta de La nazione sulle problematiche di mobilità di non e ipovedenti nella città spezzina!

LA NAZIONE di DOMENICA 9 SETTEMBRE 2018:

MAPPE A RILIEVO E SEMAFORI ACUSTICI,
Servono i "codici informativi" per una città a misura di tutti!

Di Giulia Tonelli.

La spezia - TAPPEZZARE la città di segnali tattili-plantari non è necessario, viceversa è importante segnalare a chi non ci vede o vede poco le situazioni di pericolo. Per farlo esistono codici informativi che permettono di elaborare percorsi guida o piste tattili. Il sistema di riferimento è chiamato Loges, linea di orientamento guida e
sicurezza e è costituito da ((Superfici dotate di rilievi studiati per essere- percepiti sotto i piedi, ma anche visivamente contrastate, da installare sul piano di calpestio per consentire l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo».
In città esistono linee guida naturali, come le scale delle poste di piazza Verdi, che non
rappresentano un ostacolo per i ciechi ma un riferimento. Altrove, invece, è necessario
predisporre piste, segnali tattili, mappe a rilievo o semafori acustici per segnalare un servizio aperto
al pubblico [fermate bus, stazioni, poste) o un pericolo, valicabile o meno.
I percorsi possono essere realizzati con materiali differenti, dalla gomma alla pietra.
I CODICI di primo livello sono:
l'arresto pericolo e la direzione rettilinea;
di secondo livello attenzione servizio e pericolo valicabile.
Immaginando di contare su questi codici condivisi e conosciuti in luoghi opportuni si può avere un'idea di quanto cambierebbe la vita di queste persone, migliorando la situazione di non vedenti, ipovedenti e dei loro familiari.

-I non vedenti tra pericoli e ostacoli.
Neppure gli orari dei bus sono in Braille e mancano percorsi tattili-plantari.

LÀ SPEZIA.
. LA CITTÀ sta muovendo i primi passi per aiutare non vedenti e ipovedenti e le difficoltà emergono.
A favorire questo per «Proviamo a camminare per le strade insieme a chi non può contare sulla vista" è in corso la collaborazione instaurata tra l'istituto genovese Chiossone con l' Asl 5 della Spezia, ma la
strada da percorrere insieme è ancora molto lunga.
Il numero di iscritti della provincia spezzina all'Uic (Unione italiana dei cechi e degli ipovedenti) è arrivata a quota 120, ma è sola la punta di un grande e invisibile iceberg:
soltanto una parte di persone con problemi alla vista decide di iscriversi, mentre un'altra grande fetta evita di farlo.
In ogni caso, sia chi è iscritto ai corsi di orientamento sia chi preferisce attrezzarsi in autonomia, deve confrontarsi con molte barriere presenti in terra spezzina.
Soltanto percorrendo il tratto tra via Veneto e piazza Verdi il quadro generale inizia a prendere forma. Tra semafori con segnali acustici dotati della giusta frequenza ma di un tono troppo basso per essere udito da metà dell'attraversamento pedonale (per colpa del traffico e della distanza dai dispositivi).

C'È CHI, come Antonella D'Isanto, racconta di aver avuto seria difficoltà a orientarsi in strada:
percorsi tattili-plantari che non portano da nessuna parte, fino alla viabilità pericolosa se poco trafficata e non è differenziata dai marciapiedi in materia di pavimentazione.
Un esempio? Gli attraversamenti pedonali di piazza Verdi, poco chiari anche per chi non ha problemi di vista.
Poi c'è viale San Bartolomeo che, tra rumori del porto e traffico intenso, non facilita la vita nel transitare da un lato all'altro della strada.
Per non parlare dei percorsi installati appositamente per facilitare il percorso ai cechi che, in più occasioni, non portano da nessuna parte.
E' una ""sfida" anche la fermata del bus!
Qui sopra Roberto Bianchi alle prese con una fermata dell'autobus: come leggere l'orario? e come capire se il
bus che si aspetta è quello giusto da prendere? Servono sensibilità e strumenti adeguati per rendere la città a misura di tutti.
Anche le piste pedonali, a metà tra i portici di via Veneto e le fermate dei bus, sono vincolanti:
sentire mezzi a due ruote e privi di motore non sempre è possibile, rischiando di trovarsi in mezzo a situazioni di estremo pericolo a causa di una progettazione inadatta.
«Al Canaletto alcuni semafori evito di attraversarli, quello di via Prosperi per esempio - continua Antonella-: faccio il giro più lungo

Serena Portacci, istruttrice di orientamento e mobilità.
A DARLE man forte è l'istruttrice di orientamento e mobilità, Serena Portacci: «Riguardiamo insieme i punti di attraversamento, la viabilità» dice al nostro giornale.
Ad esempio, le strisce pedonali dell'ospedale, il semaforo ormai è oscurato dagli alberi.
Un altro intervento che verrebbe certamente apprezzato è l'inserimento alle fermate dei bus degli orari delle linee in braille e, magari, una maggiore attenzione per l'inserimento dei segnali codificati.
Dalla pensilina di piazza Verdi, infatti, una mattonella segnala la presenza di un servizio, ma né la presenza di un limite valicabile né il percorso da fare per raggiungere il palo della fermata dal quale, ogni volta, ipovedenti o ciechi aspettano di essere accolti dai conducenti dei bus passando dalla porta anteriore.

~ LE VOSTRE SEGNALAZIONI!
Una città a misura di tutti: quale è la vostra esperienza in materia di ostacoli e barriere?
laspezia@lanazione.net

CONSIGLI: ECCO COME ANCHE CIASCUNO PUO' AGEVOLARE QUESTE PERSONE, Mettetevi-nei nostri panni!
LA SPEZIA
IL BASTONE- di un ipovedente o non vedente in movimento che sta
formando un cerchio di protezione intorno alla persona.
«A volte, mentre attraverso sulle strisce pedonali, Molti, trovandosi in questa traiettoria, tendono a schivare lo strumento saltandolo o entrano nel panico perché non sanno come comportarsi.
La scelta migliore è fermarsi, evitando il rischio di inciampare.
Un'altra dritta sul comportamento da adottare per venire incontro a cittadini con deficit della vista è
accompagnarli fisicamènte dall'altra parte della strada, non di avvisarli da lontano che il semaforo è
verde: il non vedente non è in grado di valutare quanto tempo ha a disposizione.
qualcuno si ferma, ma ad accarezzare il mio cane guida: non si dovrebbe fare mentre Egidio sta lavorando».
Anche accarezzare il cane guida è un errore Sta lavorando, lo si distrae.
POI C'È la gente di quartiere che, incrociando persone ipovedenti o non vedenti nella quotidianità, li assistono andando a formare una rete locale rassicurante. A loro volta, i cittadini con problemi visivi che escono di casa, prendono mezzi di trasporto e girano per la città, testando la loro autonomia, contribuiscono a formare una coscienza sociale e civile. Per esempio, insegnando la prassi agli autisti dei bus, i quali, ogni volta, dovrebbero identificare i non vedenti alle fermate per metterli nella condizione di salire dalla porta anteriore, poter çhiedere informazioni sulla linea e aggiudicarsi un posto vicino al conducente per scendere dal veicolo agilmente, viste le oggettive difficoltà a prenotare la discesa cercando un campanello.
Solito discorso vale per i bus in coda alla solita fermata: se arrivano più veicoli simultaneamente ognuno di essi deve rifermarsi in prossimità del palo sul quale vengono abitualmente affissi gli orari delle linee, altrimenti, chi è cieco, non avrà la possibilità di informarsi e salire a bordo qualora interessato.
INSOMMA, ipovedenti e non vedenti muovono i loro passi nel mondo, cercando di superare i propri limiti con la consapevolezza di non poter essere in grado di fare proprio tutto, ma al tempo stesso cercano sensibilità da parte della gente che incrociano nel" loro tragitto.
Luigino Colasanto, presidente della Uic: Essenziale che le amministrazioni prestino attenzione ai piccoli particolari, quelli invisibili, di cui non è possibile rendersi conto fin quando il problema non viene vissuto in prima persona. Come i segnali codificati nelle aree pericolose.

A STILARE una piccola guida è Serena Portacci, istruttrice di riabilitazione neuro-motoria dell'istituto Chiossone di Genova che collabora con l' Asl5.
Per chi non vede, e si sposta con un cane guida, un altro impedimento può essere causato da chi si ferma ad accarezzare l'animale in circostanze inadatte.
Lo racconta Antonella D'Isanto, affetta da un glaucoma da quando aveva 14 anni, mentre viene Il gruppo che ha collaborato alla nostra inchiesta sul campo.
Gesti quotidiani come salire su un bus, attraversare la strada o suonare un campanello diventano un'odissea per un non vedente se la città non è attrezzata con "codici informativi" adatti anche a queste persone.



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