il buon vino si vede dalla cantina!

Da: La Stampa.it
Arrivano puntuali ad ogni «ribollir dei tini», fresche di stampa più che di vendemmia. Sono le guide dei vini pronte a inondare di informazioni e pareri la vasta platea di eno-appassionati. A loro si aggiungono le migliaia di produttori, attenti lettori di ciò che si scrive sulle loro bottiglie e ancor più vogliosi di conoscere e confrontare i pareri su colleghi e concorrenti.

Un mondo alimentato nel tempo di simboli grafici che hanno assunto il valore di medaglie sul campo, o meglio nella vigna. Dagli evocanti «Soli» inventati a suo tempo da Luigi Veronelli, e ancora splendenti tra le pagine della guida che porta il suo nome, ai sempre ambiti «Tre bicchieri» che punteggiano i «Vini d’Italia» recensiti dal Gambero Rosso. E poi ci sono i giudizi della Guida dell’Espresso, curata da Enzo Vizzari e quelli dell’Ais (Associazione italiana sommelier) che edita la sua quotata Duemilavini.

Ogni guida segue una linea editoriale e di giudizio fornendo indicazioni e classifiche di qualità più o meno assoluta alla perenne ricerca del mitico rapporto qualità/prezzo.

In tempi di crisi e di portafogli sottili, la quotazione di un vino è diventata più che nel passato un elemento dirimente nelle scelte di molti consumatori. E le guide ne tengono conto a conferma di un modo diverso di giudicare i vini rispetto al passato. Sembra aver perso smalto la stagione dei «guru» che firmano pagelle e punteggi stando chiusi nelle asettiche stanze di degustazione professionale, a favore di osservatori più attenti con l’occhio e non solo il naso pronto a cogliere ciò che c’è attorno al bicchiere.

Ne sono convinti a Slow Food che, dopo il divorzio editoriale dal Gambero Rosso, ha messo a punto una nuova guida senza più punteggi sui vini. Uscita per la prima volta l’anno scorso è riproposta nell’edizione 2012, che si presenterà alla Fiera di Milano il 23 ottobre. Slow Wine si annuncia come un racconto incrociato sul mondo enologico italiano con protagonisti i vignaioli e le aziende. Dunque non più soltanto i vini e i risultati delle degustazioni, più meno alla cieca.

«Abbiamo messo al centro del nostro lavoro e di quello dei duecento collaboratori di Slow Wine la narrazione e il contatto diretto con i produttori e la visita nelle aziende» spiegano i giovani curatori Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni.

Migliaia di chilometri percorsi lungo la penisola che ha portato alla recensione di 1904 cantine (54 in più della prima edizione). Il risultato è una guida che guarda oltre al contenuto della bottiglia e al valore organolettico e sensoriale di ogni singolo vino, ma ha l’ambizione di valutare una cantina nel suo complesso.

Tra i parametri di giudizio elementi come il rapporto con il territorio, l’impatto ambientale e architettonico, le tecniche colturali utilizzate tra i filari con indicazioni dei sistemi di concimazione e dei lieviti usati nelle vasche di fermentazione.

Entra in gioco, ed è segnalata, anche la certificazione biologica che sta conquistando spazi importanti nell’enologia italiana (soprattutto quella più attenta al valore del «bio» sui mercati internazionali.

«Ma abbiamo colto anche una nuova consapevolezza soprattutto tra i produttori più giovani - aggiungono a Slow Wine - che lavorando nelle vigne non vogliono più essere sottoposti al contatto con pesticidi e altri prodotti nocivi: sono loro in prima persona a non voler correre rischi e e cercare prima del profitto la naturalità dei loro vini».

La guida di Slow Food, pur abbandonando i punteggi, non ha comunque rinunciato ad alcune classifiche a «pari merito». Sono 173 le cantine della chiocciola, il simbolo che sintetizza i valori generali del progetto Slow Food, con la Toscana in prima fila a quota 29 e il Piemonte secondo a 26. Le aziende della buona bottiglia vedono riconosciuta la qualità media della gamma dei vini proposti. La «moneta» indica invece le cantine più attente ai prezzi così come il «vino quotidiano» mette in risalto le etichette che è possibile trovare nei negozi entro la soglia dei 10 euro. E non mancano i 173 grandi vini. Come definirli? Semplice e immaginifico: le bottiglie con l’anima dentro.
DI SERGIO MIRAVALLE