Portofino, una notte sotto la luna sul lungomare più bello del mondo

DA: LA STAMPA.ITPer i ragazzi che ci sono cresciuti o che ci passano le notti d’estate è la strada più bella del mondo. E certamente è l’unica via – tra quelle speciali di questa terra – che parte da un casello autostradale.

Perché la Rapallo-Portofino, percorso di profumi (ginestre), sapori (focacce, meglio se «pizzate») e discoteche (nell’ordine la Valletta, il Covo di Nord Est, il Carillon), quando comincia, te ne accorgi subito. Lasciata l’autostrada, si abbassano i vetri della macchina ed entra l’aria del Golfo del Tigullio. Un altro mondo. Se si arriva di notte, poi, dal lungomare che da Rapallo porta a San Michele di Pagana, Santa Margherita, Paraggi e Portofino, si vede la luna che si specchia nel mare come qui, protetta dall’oscurità riposante del monte di Portofino. È la Liguria più bella.

Proprio qui sono spuntate le discoteche. Ma sempre silenziose, puntini tra il mare e la montagna come le case di qui, che vedi solo dalle piattaforme dei bagni Miramare, Regina Elena, Margherita o Rosa. Strette, come tutto qui. Anche i sorrisi di quelli del posto. Però poi la notte tutto semplifica, perché tutto confonde. Silenziosamente. Perché bisogna proprio entrarci, alla Valletta, al Covo o al Carillon, per riuscire a sentire la musica.

Prima di arrivare fin là in fondo, però, passato il casello e ammirato qualche squarcio di luna, ci si ferma al Miami, al Soleado o al Sabot, nella piazzettina di «Santa». È il luogo di smistamento della notte sul Tigullio. E c’è chi anche va a sud, verso il Forte, magari alla Capannina.

Ma questa notte andiamo alla Valletta. Non prima di un tardo Bellini al bar Miami (è quasi ovvio che sulla strada più bella del mondo si trovi un Bellini eccezionale) e delle focacce del forno Fiordiponti (quelle «pizzate», come le chiamano qui, rotonde con mozzarella e pomodoro su base di focaccia e bordi alti e croccanti). La Valletta è la discoteca sulla spiaggia solo per i ragazzi più giovani. Tranquillizzante per le mamme, che di giorno ci prendono il sole e la sera ci lasciano venire i figli.

È a poche curve dal centro. Ci si va a piedi. Si fa un po’ di fila e si entra. Al chiuso e soprattutto all’aperto, La Valletta è la discoteca base di Santa. Al Covo di Nord Est, invece, si entra nella storia dei locali d’Italia.

A seconda delle serate, l’età di chi lo frequenta varia parecchio. Di giorno anche qui si prende il sole ma non è granché. La sera invece è un caos: di gente ce n’è un po’ di tutti i colori. Il Covo soffre il confronto con la Capannina: una delle serate di maggior richiamo, quest’estate, è stata quella con Jerry Calà, star indiscussa delle serate al Forte.

Tra le novità c’è il Covino, un ristorante all’aperto al piano di sopra. Lo si raggiunge da una lunga scalinata tra lepietresulmare,e se non tira vento questa è una delle maggiori attrattive del posto. Al Covo ci sono venuti Frank Sinatra, Charles Aznavour, Mina, Liza Minnelli, Ray Charles, Fabrizio De André da Genova. Ma erano gli Anni 60 e 70.

Quest’estate Michael Douglas e Catherine Zeta Jones non ci hanno messo piede. Hanno preferito passeggiare per «Santa» e andare a dormire. Forse non sapevano che proseguendo verso Portofino avrebbero trovato il Carillon, una discoteca meno «tamarra», come direbbero i figli dei milanesi in vacanza, che arrivano sempre in massa da queste parti.

Se non altro perché è più lontana dal casello, più in là su quella via sul mare verso il Paradiso. Strada senza uscita, quella per Portofino, come per tutti i paradisi, perché poi c’è il monte e non si passa. Al Carillon i camerieri servono i drink in giacca bianca e sono talmente numerosi che rischiano di essere più dei clienti.

La clientela qui è composta di ex giovani e giovani che s’invecchiano un po’. Di questa semipalaffitta sul golfetto di Paraggi, il punto più bello è il pontile: lì si può anche cenare, con le finestre aperte sulla spiaggia. Quando si incontra qualcuno, per conoscersi meglio si esce dalla sala da ballo e si va verso il bar dal bancone di legno pregiato, oppure si esce fuori. Qui sembra quasi che non ci sia musica, arriva solo come sottofondo. Un carillon, appunto.

C’è un che di decadente in posti come questi. Il divertimento dipende molto dalla compagnia che si trova. Se si ha quella giusta, però, è un’esperienza indimenticabile finire la notte con una focaccina davanti all’alba, tornando verso Rapallo. Sulla vias del ritorno, si passa da San Michele di Pagana. Dietro le case che proteggono la spiaggia si nasconde una piazzetta. Qui i ragazzi si trovano spesso di notte a bere una birra in più e a schizzarsi con l’acqua salata per spingersi in acqua vestiti.

Qualcuno si spoglia, nessuno le vedrà, nessuno lo racconterà. La Liguria è la baia del silenzio (come quella, più in là, di Sestri Levante) e infatti non si sentono mai schiamazzi notturni a San Michele di Pagana. Impressione o realtà? Nessuno lo sa, l’aria immobile di questi luoghi, un po’ deserti verdi sul mare, un po’ mete da Grand Tour, a volte può trarre in inganno.

Perché in questo senso il viaggio sia completo, prima di tornare verso Rapallo non bisogna perdere l’occasione di due passi, magari mano nella mano, nella piazzetta di Portofino. Dopo le due di notte non c’è nessuno. È un romantico porto fantasma. Le barche dondolando, suonano come campanelli. Può tirare vento a quell’ora. Anche d’estate. Sperate che lei abbia freddo.