Ecco cosa fare e non fare in caso di morso di vipera!

Da Il Corriere della Sera Salute del 30 maggio 2017:

Le vipere sono gli unici serpenti velenosi in Italia e raramente colpiscono l'uomo. Dolore localizzato, ecchimosi fino a nausea, vomito, abbassamento della pressione sono i sintomi caratteristici. Ecco un vademecum su come comportarsi in caso di morso da vipera stilato con la consulenza della dott.ssa Franca Davanzo, Direttore del centro antiveleni dell'Ospedale Niguarda di Milano: «È molto importante mantenere la calma e immobilizzare la parte interessata dal morso. Il siero sarà eventualmente somministrato in ospedale»
Le vipere in Italia
Le uniche specie di rettili velenosi che sono presenti in Italia appartengono alla famiglia dei viperidi e sono la Vipera aspis (la più diffusa), la Vipera berus (marasso, diffusa sull'Arco alpino fino in alta quota e statisticamente prima in Europa per morsicature), la Vipera ammodytes (vipera dal corno, diffusa sull'Arco alpino e Prealpino orientale), ed infine la Vipera ursinii (diffusa sui Monti Sibillini e Gran Sasso). L'avvelenamento conseguente al morso di vipera tuttavia, rappresenta un evento poco comune in Italia.
I dati in Europa
L'incidenza annuale di morsicature di vipere, in Europa (esclusa la Russia ed i paesi dell'Est), è di 15-20.000, con 50 morti per anno. «Sicuramente in Italia ad oggi, secondo la nostra casistica, abbiamo avuto solo un sospetto di morte attribuibile ad una Vipera aspis che è accaduto qualche anno fa in Sicilia: si trattava di un morso multiplo con gravi sintomi sistemici», spiega la dott.ssa Franca Davanzo, Direttore del centro antiveleni dell'Ospedale Niguarda di Milano.
Come riconoscere una vipera
Riconoscere una vipera da altri serpenti è difficile ma estremamente utile. Solitamente in Italia la lunghezza del rettile è compresa tra 70 centimetri e il metro. Le vipere hanno un corpo tozzo, una coda corta e tronca, in genere 1-8 della sua lunghezza. La testa, piuttosto appiattita, possiede una forma vagamente triangolare con ben evidente la zona di passaggio tra capo e collo. La vipera quando si allontana è abbastanza lenta e a volte si riesce a distinguere la sua coda tronca. In bocca si trovano i due grossi denti veleniferi, molto appuntiti, dotati di un canale in comunicazione con la ghiandola del veleno, che permette dopo la sua spremitura, che l'animale effettua volontariamente, di inoculare il veleno nei tessuti della vittima.
Il veleno
La vipera non sempre inocula il veleno (in almeno il 30 per cento dei casi il suo morso è «secco») e, non sempre la dose iniettata è causa di sintomi gravi e comunque quasi mai mortali. In media le vipere possono produrre dai 5 ai 35 mg di veleno, ma la quantità che è inoculata non è prevedibile, infatti è sicuramente minore se la vipera ha da poco morso un altro animale e di conseguenza lo è anche la gravità dell'avvelenamento. Le sedi solitamente interessate dal morso sono gli arti inferiori e superiori. Il veleno fresco della vipera contiene acqua per il 70% del suo peso; il resto sono proteine e derivati proteici (protidi, nucleotidi, ioni, metalli); nelle vipere italiane l'avvelenamento è caratterizzato dalla loro azione anticoagulante (quindi sanguinamento) associata a volte a sintomatologia neurologica sostenuta da una piccola quantità di neurotossina; tutte queste sostanze consentono di immobilizzare e uccidere la preda. L'uomo non è una preda ambita dalla vipera.
Il morso
Il morso è caratterizzato dalla presenza di due segni di puntura profondi e distanti tra di loro 6-8 millimetri che continuano a produrre sierosità. Vari fattori condizionano la gravità del morso di vipera: la sede della morsicatura, la presenza di germi patogeni, che sono sempre presenti nel cavo orale della vipera e condizionano sovra infezioni, il peso e la superficie corporea del paziente, le condizioni generali del paziente o la presenza di malattie, l'età. I bambini e gli anziani sono i soggetti più a rischio.
I sintomi
Il veleno produce segni e sintomi locali che compaiono entro pochi minuti: gonfiore, eritema, intenso dolore locale, ecchimosi; il gonfiore ha un andamento verso la radice dell'arto interessato dal morso. Se il dolore locale non compare rapidamente, si può quasi escludere l'avvelenamento. Altri sintomi, che coinvolgono l'intero organismo possono comparire dopo ore dal morso, ma anche immediatamente, e sono la spia di un grave avvelenamento: nausea, vomito, diarrea, crampi addominali, dolori articolari e muscolari, abbassamento della pressione, vertigini, agitazione, ecc.
Che cosa fare
La zona del morso va accuratamente immobilizzata (la profilassi antitetanica si praticherà in ospedale). Meglio rimuovere anelli, orologi, bracciali. La sede interessata del morso va immobilizzata, come se fosse fratturata allo scopo di rallentare la diffusione del veleno, ricorrendo al posizionamento di stecche senza però occludere la vista della zona interessata (il bendaggio mediamente compressivo solitamente è riservato a serpenti più velenosi come quelli asiatici o australiani). È molto importante tranquillizzare il paziente e trasportarlo al più presto in ospedale. Se il paziente si trova in una zona impervia va allertato subito il 118 per l'invio dei mezzi di soccorso. Il paziente deve mantenere immobile la zona interessata dal morso perché l'attività dei muscoli favorisce, attraverso il sistema linfatico, l'entrata del veleno nel torrente circolatorio e la sua diffusione nell'organismo.
Cosa non fare
Non va incisa la pelle nella sede del morso, non va effettuata la suzione del veleno (il veleno infatti entra in circolo soprattutto per via linfatica) e non va neppure applicato il laccio emostatico (che può causare un blocco della circolazione sanguigna e successivamente una brusca immissione del veleno e di sostanze vasoattive in circolo al momento della decompressione). Non va somministrato il siero antivipera perché essendo di origine animale può provocare uno choc anafilattico. Non vanno somministrati alcolici (per l'effetto depressivo sul sistema nervoso centrale e vasodilatatore periferico). Evitare l'applicazione di ghiaccio perché controindicato per questo tipo di avvelenamento.
La prevenzione
Calzare scarpe alte, adatte a passeggiate in montagna; indossare calzettoni spessi possibilmente al ginocchio; utilizzare un lungo bastone per battere il terreno: le vipere non sono dotate di grande acuità visiva, ma sono estremamente sensibili alle vibrazioni del terreno e queste provocano il loro allontanamento; evitare di sedersi su pietraie, sassi o muretti a secco esposti al sole; non infilare le mani sotto il fogliame o tra l'erba, in cavità di alberi, in buchi, o in altri recessi. Prestare molta attenzione se si cammina nell'erba alta, soprattutto se in zone esposte al sole.
Il siero antivipera
L'antidoto contro il veleno di vipera è il siero antivipera ottenuto dal cavallo, in cui sono contenute le immunoglobine specifiche contro le componenti tossiche del veleno. L'uso del siero è riservato solo all'ambiente ospedaliero per l'alto rischio di choc anafilattico e perché va conservato a una temperatura di 4 gradi per non perdere di efficacia (cosa impossibile se si trasportasse in uno zaino). Inoltre sono disponibili farmaci costituiti da frammenti anticorpali specifici (ViperaTab) riservati a soggetti allergici o molto deperiti e donne in stato di gravidanza: essi sono disponibili nei Centri Antiveleni e vengono utilizzati solo su loro indicazione. In Italia i sieri antivipera sono disponibili solo nelle farmacie ospedaliere!

di Cristina Marrone.