L'importanza del sesso!

Da News Italiane del 5 marzo 2017:

Sesso, ecco i dieci miti da sfatare: sapete del punto G?

E' molto difficile avere un atteggiamento equilibrato e sereno di fronte
alla sessualità: da un lato siamo figli di una cultura repressiva ed
imprecisa, dall'altro veniamo continuamente bombardati da stimoli sessuali
in TV, cinema, riviste, cartelloni pubblicitari. Nel sesso confluiscono
tutte le tensioni, le scorie le delusioni della vita. Ecco perché non può
essere distinto da altri aspetti dell'esistenza di una persona, quali:
educazione ricevuta, esperienze passate, rapporti con le figure famigliari,
autostima, valori come l'amore e l'intimità. La paura dell'amore o dell'intimità,
infatti, possono compromettere la vita sessuale. Inoltre, la nostra cultura,
fondata sull'autocontrollo e sul perfezionismo, reprime le emozioni,
impedisce i contatti fisici che sono limitati al sesso. Questa carenza di
fisicità, al di fuori del territorio sessuale, oltre a sovraccaricare il
numero di bisogni che il sesso è chiamato a soddisfare, limita i contatti
fisici che sono importantissimi per gli esseri umani e riduce la sensibilità
fisica degli individui. Da qui l'importanza di ricevere informazioni
corrette sulla sessualità, riscoprire la propria intimità, emotività ed
autostima.
I FALSI MITI DEL SESSO:
1. Le dimensioni del pene. Gli uomini di tutte le età
sembrano preoccupati delle dimensioni del loro membro e tendono a
confrontarsi con gli altri negli spogliatoi, in occasione sportiva. In
realtà, nulla è più variabile delle dimensioni del pene a seconda dello
stato di flaccidità o di erezione. Mediamente in un adulto il pene in
erezione completa misura dagli otto ai quattordici centimetri, con una
circonferenza media di sei/otto centimetri. Per essere degli amatori non
bisogna essere superdotati o sapere a memoria complicate tecniche. E'
necessario padroneggiare con sentimento e passione le cose semplici che
danno piacere alle donne e sapersi sintonizzare con le emozioni della
partner.
2. Una volta raggiunta l'erezione dovrebbe essere mantenuta per tutto il
tempo. Se ciò avvenisse, si verificherebbero dei seri problemi, in quanto il
pene raggiunge l'erezione con il flusso di sangue nei corpi cavernosi. Ma
non si può trattenere il sangue a lungo. è necessario il ricircolo
sanguigno e, quindi, è normale perdere ogni tanto l'erezione, per poi
riacquistarla.
3. Nel sesso la prestazione è più importante del piacere. Rincorrendo questo
falso mito, si perde di vista l'obiettivo della sessualità che è quello di
dare e ricevere piacere nel rispetto reciproco.
4. Per le donne è più importante la prestazione delle dimostrazioni di
affetto. Non c'è niente di più falso. Le donne, nella maggior parte dei casi,
hanno bisogno di essere coccolate e preparate al rapporto sessuale.
5. L'uomo deve essere sempre attivo e guidare il rapporto sessuale. Questa è
un'altra concezione errata perché dà un fine prestabilito al rapporto
sessuale, ossia l'orgasmo, quindi limita il rapporto alla sequenza rigida:
avances, coito, orgasmo. In realtà, il rapporto sessuale ed il piacere che
ne deriva devono essere esenti da schemi e cammini prefissati.
6. Tutti i contatti fisici devono essere finalizzati al sesso. Questa
concezione errata crea danni notevoli, soprattutto nel matrimonio. Le donne,
piuttosto che creare la premessa di un rapporto sessuale che non desiderano,
limitano o addirittura aboliscono le manifestazioni affettive verso il
coniuge, creando progressivamente un distacco affettivo.
7. Il sesso richiede sempre un'erezione, da parte dell'uomo e, di
conseguenza, l'orgasmo nella donna. Un individuo può essere eccitato, pur non
avendo un'erezione, come una donna può avere un'esperienza sessuale
soddisfacente, pur non raggiungendo l'orgasmo.
8. Un uomo deve sempre provare desiderio sessuale ed essere disponibile
sessualmente. Gli effetti devastanti di questa errata concezione sono
inimmaginabili ed hanno spinto molti uomini al tradimento per non fare
"brutta figura" oppure li hanno condannati ad entrare nel circolo vizioso
dell'impotenza.
9. Tutti gli orgasmi devono essere sublimi, intensi ed esplosivi. Nella vita
ci sono sempre gli alti e bassi e, per vivere serenamente, è importante
accettarli.
10. Entrambi i partner, se sono affiatati, devono raggiungere l'orgasmo
contemporaneamente. Questo può accadere occasionalmente, ma non potrà mai
essere una regola.
11. La donna ha due tipi di orgasmo: clitorideo e vaginale. Questa errata
concezione produce tantissimi problemi sia ai maschi che alle femmine. Molte
donne si sentono anormali perché non sono in grado di raggiungere l'orgasmo
durante la penetrazione. In realtà, l'orgasmo femminile è di natura
clitoridea e l'uomo dovrebbe imparare a stimolare il clitoride della partner
durante la penetrazione. Master e Johnson parlano, infatti, di manovra a
ponte per descrivere questa tecnica.
È probabilmente la parte del corpo femminile più indagata, immaginata,
chiacchierata. Il punto G esiste, ci sono le conferme, ma non per tutte.
Ecco tutto ciò che bisogna sapere su questa piccola zona anatomica capace di
dare tanto piacere. Dilemma sciolto Esiste il punto G? Uno studioso italiano
ha sciolto il dilemma positivamente. Se ne parla tanto, ma sappiamo davvero
cos'è? - Succedeva negli anni Cinquanta: un ginecologo tedesco, Ernst
Gräfenberg, descriveva un'area localizzata sulla parete anteriore della
vagina che s'ingrossa durante la stimolazione sessuale e che si troverebbe
esattamente 2-3 centimetri dopo l'ingresso vaginale, vicino all'osso pubico,
verso la VESCICA . E da allora tale zona venne identificata con la sola
iniziale del cognome del medico scopritore, cioè come punto G. Negli anni,
però, conferme e smentite si sono susseguite nel tempo, fino allo scorso
anno, quando uno studio italiano, condotto dal professor Emmanuele A.
Jannini, coordinatore del corso di laurea in sessuologia dell'Università
dell'Aquila, ha permesso di misurare per la prima volta la presenza del
fantomatico punto G su un campione di donne, grazie a un'ECOGRAFIA
transvaginale.
Ghiandole prostatiche, vasi sanguigni
cavernosi: non parliamo di corpo maschile ma del punto G, che ne conserva
tracce embrionali. Una volta confermata la presenza del punto
G, gli studiosi hanno cercato di comprendere meglio il segreto di questa
piccola parte anatomica, capace di regalare sensazioni così intense. È stato
sufficiente unire all'ecografia UN ESAME perché il professor Jannini potesse
scoprire l'identikit, tutt'altro che scontato, di questa area. « In questa
zona ispessita, costituita da tessuto fibro-connettivo irrorato da vasi
sanguigni e arricchito da fibre nervose, che viene definita punto G, possono
essere presenti, in misura variabile da donna a donna, residui embrionali »
afferma a proprio il professor Emmanuele A. Jannini, coordinatore del corso
di laurea in sessuologia dell'Università dell'Aquila. Non per tutte Il punto
G esiste, ma la natura lo ha previsto come un "optional" dotando alcune
donne e non altre. Ma non preoccupatevi. - Di fronte alla certezza dell'esistenza
del punto G molte donne potranno storcere il naso, quasi certe che di quell'area
magica non ne hanno visto traccia là sotto. Precisiamo subito che possono
assolutamente avere ragione: non tutte le donne, infatti, sono nate con la
parete vaginale anteriore più sensibile. In poche parole, il punto G non è
per tutte. Ancora non si conoscono i numeri del fenomeno, ma
«Presumibilmente ad avere il punto G è solo una minoranza delle donne»
dichiara il professor Emmanuele A. Jannini, coordinatore del corso di laurea
in sessuologia dell'Università dell'Aquila. Prima di trarre conclusioni
affrettate, però, è bene sottolineare che molte donne non hanno mai provato
a esplorare i propri genitali e di conseguenza sono all'oscuro delle
potenzialità insite in loro, come dire che qualcuna di quelle che già scuote
la testa pensando di essere priva del punto G non sa che, in realtà, ne è
dotata.
Orgasmo cerebrale Presente o assente? Sapientemente stimolato o
meno, il punto G non è il bottone magico del piacere. Il sesso parte dalla
testa e imprescindibile è il coinvolgimento emotivo. - Il sesso non è mai
una pura questione anatomica e questo vale in modo particolare per il sesso
femminile. Perché arrivi il tanto desiderato orgasmo, infatti, deve essere
chiamato in causa per primo il cervello. «Se la sfera psicoemotiva della
partner non è coinvolta, se il cervello non è pronto a interpretare come
eccitanti i segnali raccolti dai sensi, non c'è punto G che tenga e l'orgasmo
può davvero farsi attendere» sottolinea il dottor Massimo Sher, medico
sessuologo a Milano. «Perché la fase del desiderio sessuale sia attiva, il
cervello deve produrre in quantità . Solo a questo punto la stimolazione
corporea (del punto G se vogliamo, ma anche DEL CLITORIDE e di tutte le zone
erogene), chiamando in causa migliaia di fibre nervose e determinando una
serie di reazioni vascolari ed ormonali, conduce, attraverso varie fasi, all'orgasmo
vero e proprio. Questo per chiarire nuovamente un altro importante aspetto:
la presenza del punto G non è affatto sinonimo di una migliore vita
sessuale, come la sua assenza non è una condanna. «La sessualità femminile è
così complessa e affascinante che non può essere ridotta a un punto
anatomico, per altro presente solo in poche donne» continua Sher. «Se mi è
concesso dare un consiglio, più che concentrarsi sulla presenza o meno del
punto G e sulla sua stimolazione, la coppia dovrebbe puntare a migliorare la
propria intesa e il proprio affiatamento: è questo il segreto di un orgasmo
indimenticabile». Un'arma a doppio taglio L'esistenza del punto G apre,
forse, nuovi spazi all'orgasmo femminile, ma se diventa un'ossessione può
essere un pericolo per la coppia. - Già ci par di vederli: uomini all'agognata
ricerca del punto G della partner che finiscono per tralasciare tutto il
resto, molto a dir il vero, dell'amplesso sessuale. Donne che, di fronte
alla evidenza di esserne prive, non si rassegnano e vivono tutto ciò come un
impietoso scherzo del destino, autoconvincendosi, erroneamente, di essere
anormali, magari ulteriormente condannate da partner ottusi. «Il rischio
dell'esaltazione del punto G è proprio quello di far sentire le donne che ne
sono prive, la maggioranza, in difetto, come affette da una sorta di
sindrome da carenza, e spingere i partner a sottovalutare la complessa
sessualità femminile, favorendo l'egoismo maschile e, alla fine, lo sfacelo
della vita sessuale e della coppia stessa» dichiara il dottor Massimo Sher,
medico sessuologo a Milano. Non ci stancheremo mai di ripetere che la
presenza anatomica o meno del punto G non fa alcuna differenza e che questa
parte, presente o assente, non può diventare il fulcro del sesso. «Tra l'altro
ritengo che la scoperta della presenza di residui embrionali maschili nel
punto G rappresenti, per lo meno a livello psicologico, un'ulteriore
penalizzazione della sessualità femminile, che corre il rischio di essere
ridotta a mera appendice di quella maschile» continua il sessuologo
Paradossalmente, quindi, per alcune donne e per alcune coppie, sarebbe
meglio che il punto G non esistesse. Ma poiché l'evidenza scientifica dice
il contrario, è fondamentale distogliere l'attenzione da questa parte
anatomica per focalizzarla sulla coppia nella sua totalità: «Se non si
raggiunge l'orgasmo, non è mai colpa della presenza o dell'assenza di una
zona erogena o del punto G, ma è da ricercare nell'affiatamento e nell'intesa
di coppia, che probabilmente fa acqua da qualche parte» consiglia Sher.
«Prima di accusarsi a vicenda per colpe inesistenti, come la mancata
capacità di trovare il punto G per lui o il difetto di lei di esserne priva,
è meglio chiedere aiuto a uno psicoterapeuta della coppia: a volte basta
poco per ritrovare quella consonanza tra i partner che porta dritto all'orgasmo».
E per le coppie già soddisfatte che vogliono comunque provare a cercare il
punto G per esplorare nuovi lidi, ricordiamo che il sesso esplorativo è una
gran bella cosa, ma se la ricerca termina con la scoperta di non avere il
punto G guai a credere che il sesso fatto fino ad allora sia stato anormale
o insufficiente. Centimetri di piacere A livello fisico l'orgasmo è uno
solo: il massimo piacere si può provare, quindi, anche senza punto G. Le
differenze sono solo a livello d percezione, cioè di "lettura"
psicologica. - Senza punto G non si può provare orgasmo vaginale, ma è bene
precisare che a livello meccanico l'orgasmo da punto C, vale a dire quello
dato dalla stimolazione del CLITORIDE , non è diverso: intensi, ma brevi
attimi (l'orgasmo dura in media 5-15 secondi) in cui hanno luogo le
contrazioni involontarie di alcuni organi pelvici (una circa ogni 0,8
secondi). «Certo, a livello percettivo ed emotivo ogni donna è diversa:
alcune provano un maggiore piacere se l'orgasmo arriva quando sono unite al
partner nella penetrazione, mentre altre reagiscono meglio alla stimolazione
esterna» spiega il professor Emmanuele A. Jannini, coordinatore del corso di
laurea in sessuologia dell'Università dell'Aquila e presidente dell'Educational
Committee dell'International Society for Sexual Medicine. «Questo non
significa che alle prime non piacciano le carezze e le altre non amino la
penetrazione, vuol semplicemente dire che la stimolazione deve essere
orientata più in un senso che nell'altro». E se è vero che senza punto G si
può comunque avere una vita sessuale eccezionale, è vero anche che averlo
non è sempre un punto a favore: «Ci sono donne che sono addirittura
infastidite dalla reazione del proprio corpo sotto la stimolazione del punto
G: per alcune non è piacevole e per altre quella sorta di eiaculazione che
si verifica è imbarazzante, tanto da finire per bloccare l'ORGASMO»
sottolinea il medico. Non c'è dubbio, la sessualità femminile è davvero
complessa e mai uguale a se stessa, neppure nella stessa donna, perché con o
senza punto G, le risposte possono variare a seconda del partner e del
momento e non parliamo solo di tecnica: «Il punto G è come una buona
bottiglia di vino: in certi momenti la si apprezza appieno e è quel qualcosa
che fa la differenza e in altri non done nessuna emozione» spiega Jannini.
Come dire: se non c'è coinvolgimento a livello cerebrale, non c'è il
desiderio e l'eccitazione, a che può servire un punto in più, anche se è
quello G. I segreti del successo: Avere il punto G e non sfruttarlo sarebbe
un peccato. Ecco come stimolarlo al meglio durante l'amplesso e i
preliminari. - Avere un optional e non provare a sfruttarne le peculiarità
sarebbe un errore. Come stimolare al meglio il punto G per trarne il massimo
godimento? Seguendo i consigli che Anne Hooper, una delle sessuologhe più
note al mondo per i suoi manuali per un sesso felice, ha descritto nel suo
Pure Sex, si possono usare le dita, proprie o del partner. Se si prova da
sole, è meglio accosciarsi e inserire NELLA VAGINA il dito più lungo,
cercando di raggiungere il punto G, che si trova a circa 6 centimetri dall'ingresso:
pare che applicare una pressione ferma e decisa sia particolarmente
efficace, ma ciascuno ha le proprie preferenze. Alcune donne sostengono di
avvertire una sensazione paragonabile al bisogno di urinare, ma procedendo
con la stimolazione la sensazione dovrebbe farsi più piacevole. Il partner
può essere agevolato in questa stimolazione, perché ha una maggior libertà
di movimento e, quindi, con le sue dita può raggiungere il punto G e
stimolarlo con un movimento paragonabile a quello che si fa quando si vuole
indicare a qualcuno di avvicinarsi. Certo, come ogni stimolazione, non deve
essere affrettata né diretta: meglio muoversi con dolcezza, titillando prima
le grandi LABBRA e inserendo le dita solo quando la partner è già eccitata e
lubrificata (e senza dimenticare di avere le dita pulite e le unghie corte).
In alternativa si può provare con un vibratore: ne esistono di specifici per
la stimolazione del punto G, con la punta arrotondata. Per provare con la
penetrazione, esistono posizioni più adatte di altre. Anne Hopper consiglia
la posizione a quattro zampe, in cui l'uomo penetra da dietro o la variante
della classica posizione del missionario: lei, sotto, si porta le gambe al
petto e appoggia i piedi sulle spalle di lui!