La pesca: dall’Oriente nella nostra dieta!

Da ADieta.it:

Sicuramente, tra i frutti che simboleggiano l’estate, la pesca assume un ruolo predominante. Il suo nome scientifico
è prunus persica, è originaria della Cina ma la sua diffusione in epoca romana nel bacino del Mediterraneo si deve ai persiani, da cui il nome. Questa
ascendenza trova testimonianza nel fatto che in molti dialetti italiani, soprattutto al Centro Nord, questo frutto è noto ancora oggi come “persig” (maschile)
o “persega” (femminile). La pesca giunse da Oriente già carica di fama (in Cina era simbolo di immortalità) ma ebbe subito molto successo anche presso
gli Egizi, dove il frutto fu consacrato ad Arpocrate, dio del silenzio e dell’infanzia.
La pesca matura, sia essa a polpa gialla sia a polpa bianca, ha un aspetto naturalmente carnoso, ricco di succo, ad alto tenore zuccherino. A maturazione
completa, il nocciolo può essere facilmente staccato dalla polpa (in questo caso la pesca assume la denominazione di spiccagnola o spaccatella) oppure
aderente ad essa (pesca duracina). In entrambi i casi l’avvenuta maturazione determina la presenza di venature rossastre nella polpa vicina al nocciolo.
Tante varietà per ogni gusto
Sono molte le varietà di pesca coltivate oggi in tutta l’Europa mediterranea, anche se soltanto cinquant’anni fa la produzione di pesche a pasta gialla
era praticamente limitata alla sola Romagna e a alcune zone del Veneto. Negli ultimi decenni particolare successo fra i consumatori ha fatto riscontrare
la varietà detta “nettarina” o “pesca noce” (dalla buccia liscia), mentre progressiva minore diffusione hanno avuto altre varietà come la “percoca”, coltivata
soprattutto in Campania, regione in cui ha ottenuto di potersi fregiare della denominazione di “prodotto agroalimentare tradizionale”. Diffusione locale
hanno la calabrese “merendella”, la siciliana “saturnina” (dalla caratteristica forma schiacciata) e “di Bivona”.
In Italia la pesca matura da maggio a settembre, a seconda delle varietà: in pianura padana, nelle zone precollinari, è invalsa la tradizione di utilizzare
le piante di pesco come tutori per la vite. La cosiddetta “pesca da vigna” viene raccolta matura contemporaneamente alla prima vendemmia autunnale.
La fortuna commerciale della pesca è dimostrata dai dati diffusi da Confagricoltura, che le attribuiscono (2009) quasi sette chili di consumo procapite.
Importante segnalare che la pesca non è destinata soltanto al consumo di prodotto fresco, ma è molto utilizzata anche per la produzione di conserve (frutto
sotto sciroppo, marmellate e confetture, succhi di frutta).
Valori nutrizionali
Nutrizionalmente parlando, la pesca presenta una buona dotazione di glucidi e zuccheri semplici (circa 18 g per 100 g di frutto), fibre (1,5) e proteine
(0,91) e un non eccessivo tenore calorico (39 kcal). E’ ricca di potassio, fosforo e vitamine A, C e del gruppo B.
La pesca in cucina
Pesche ubriache
pesche ubriacheSbucciare le pesche e eliminare il nocciolo tagliandole a metà. Adagiarle in un tegame cospargendole di zucchero e cannella, irrorandole
poi con un vino rosso corposo e fermo. Cuocere le pesche a fiamma vivace per una decina di minuti, sgocciolarle prima di sistemarle sulle coppette di servizio
a raffreddare. Intanto, far ridurre lo sciroppo di vino che, una volta addensato, verrà fatto colare sulle pesche guarnendole e insaporendole. Servire
dopo qualche ora di frigorifero.
Filetti di coniglio alle pesche e spumante
Infarinate i filettini di coniglio battuti e fateli rosolare lentamente in poco burro. Prima che si scuriscano, toglierli dalla casseruola e sostituirli
con piccoli dadini di pesca sbucciata non troppo matura, fate andare a fuoco vivo per qualche minuto irrorando con un bicchiere di spumante secco o demi-sec.
Riposizionate i filettini facendoli cuocere nella salsa per un paio di minuti, aggiustate di sale e pepe e servite ben caldi!